
Plinio il Vecchio chiama caeruleum tutti i pigmenti blu minerali, sia naturali che artificiali; quelli naturali sono estratti soprattutto dalle miniere aurifere e argentifere.
- il caeruleum armenium proveniente dall’Armenia, potrebbe corrispondere all’azzurrite o ad altri minerali cupriferi
- il caeruleum aegyptium o “blu egizio”, antichissimo composto di miscele di sabbia e minerali quali azzurrite o malachite provenienti dal Sinai
- il caeruleum scythicum, il più pregiato dopo quello aegyptium, corrispondente al lapislazzuli delle miniere del Firgamu, nell’odierno Afghanistan
- il caeruleum puteolanum potrebbe essere lapislazzuli disponibile sui mercati dell’area vesuviana o, forse meglio, il blu Egiziano prodotto a Pozzuoli
- il caeruleum cyprium è azzurrite della migliore qualità, proveniente dalle miniere di rame dell’isola di Cipro
- il caeruleum hispaniense probabilmente è affine al puteolanum

Il Blu Egizio era ottenuto riscaldando silice, malachite, carbonato di calcio e carbonato di sodio.
Questo processo produceva un composto fragile di colore blu, opaco, che veniva poi frantumato e macinato in polvere.
Il risultato?
Il pigmento artificiale blu più antico, tra quelli conosciuti, lo stesso probabilmente utilizzato nel sacrario di Pompei.
Da Plinio sappiamo dell'esistenza del Caeruleum puteolanum, prodotto, localmente, probabilmente sfruttando le sabbie del Volturno dopo aver "copiato" il processo produttivo egiziano.
Questo pigmento, probabilmente ottenuto da sabbie silicee, ossido di calcio e ossido di rame, era meno costoso rispetto al preziosissimo lapislazzuli, ma altrettanto efficace.
Il commercio nell'impero romano ha diffuso il blu egizio prodotto a Pozzuoli e Liternum in tutta Europa e fino in Asia Minore.
Questo pigmento è stato usato a Pompei, non solo per il blu, ma anche come base per il verde smeraldo, il lilla e il viola.